Picchiava la moglie per costringerla a prostituirsi, arrestato a Soresina

In manette un 33enne, con l'accusa di sequestro di persona e maltrattamenti in famiglia.

Picchiava la moglie per costringerla a prostituirsi, arrestato a Soresina
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Picchiava la moglie per costringerla a prostituirsi: arrestato 32enne a Soresina

Arrestato 33enne

I Carabinieri della Compagnia di Cremona hanno arrestato dopo averlo rintracciato in un’abitazione di Soresina G.E.A., alias P.E.A., nato in Romania cl.86, in Italia senza fissa dimora, disoccupato, pluripregiudicato in ottemperanza ad un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal GIP del Tribunale di Bergamo in data 9 febbraio 2019 per i reati di sequestro di persona, maltrattamentI in famiglia, lesioni e violenza privata aggravate e continuate.

Calci e pugni

In particolare G.E.A., è stato rintracciato all’interno dell’abitazione di domicilio della moglie, una 34enne di origine rumena, in violazione del divieto di avvicinamento alla stessa, precedentemente prescrittogli dall’A.G. di Bergamo, dove mesi prima la donna risiedeva. Ciò per aver dal mese di marzo 2018, al mese di agosto 2018, nel comune di Torre Pallavicina (BG), commesso i citati reati ed in particolare, per averla colpita in più occasioni con calci e pugni su tutto il corpo provocandole escoriazioni ed ecchimosi tali da cagionarle lesioni, a volte anche gravi, nonché rivolgendole umilianti vessazioni, anche in presenza dei suoi tre figli minori, per costringerla a prostituirsi contro la sua volontà. E’ risultato inoltre che la stessa sia stata rinchiusa in casa, privandola delle chiavi e del telefono cellulare, al fine di impedirle di richiedere aiuto.

La richiesta di aiuto

L’arrestato aveva cercato di sottrarsi al divieto di avvicinamento, costringendola a seguirlo nell’abitazione in provincia di Cremona anche perché convinto che il precedente provvedimento emesso nei suoi confronti di divieto di avvicinamento, avesse valenza provinciale e che quindi spostandosi in una provincia diversa ne avrebbe evitato l’efficacia. Nei giorni scorsi, invece, i militari del Comando Stazione di Soresina, su richiesta della 34enne sono intervenuti in via Cavour, dove lo hanno sorpreso nell’abitazione, dove in virtù del citato divieto, non avrebbe potuto trovarsi.

In particolare la moglie esasperata dall’ennesimo episodio di violenza del marito nei suoi confronti, è scappata di casa urlando e spaventando i vicini che così hanno chiamato i militari.

La denuncia

Giunta sul posto la pattuglia, la donna, notando che uno dei militari era di sesso femminile, ha preso coraggio e dopo averle parlato, ha denunciato la presenza del marito in casa. I Carabinieri del Comando Stazione di Soresina, pertanto hanno chiesto l’aggravamento della misura del divieto di avvicinamento, già emessa sulle risultanze dell’attività d’indagine dei Carabinieri di Calcio (BG) che lo aveva individuato quale autore di reiterati atti di violenza fisica e psichica provocando continui litigi, picchiandola, aggredendola verbalmente, ingiuriandola utilizzando espressioni umilianti e sprezzanti e intimandogli, anche per futili motivi, come ad esempio la mancanza di sigarette, di prostituirsi al fine di consegnargli il prezzo delle prestazioni.

Le continue percosse

Il GIP di Bergamo, nel provvedimento di custodia cautelare in carcere, ha sottolineato che in ripetute occasioni, con la frequenza di 2/3 volte alla settimana, dopo aver abusato nell’assumere alcol, la picchiava colpendola su tutto il corpo con schiaffi e calci e a volte con una cintura, o scagliandole addosso delle sedie, o ancora prendendola per la testa e sbattendola contro il muro, spesso poi uscendo di casa subito dopo averla picchiata chiudendo la porta a chiave e portandole via il cellulare, per impedirle di chiedere aiuto. In altre occasioni l’ha anche minacciata con dei coltelli. Nel mese di agosto 2018, nel corso di un litigio, si è avvicinato alla 34enne dicendole che l’avrebbe uccisa e colpendola con calci e pugni al volto, al dorso e agli arti superiori, le ha provocato un trauma cranico non commotivo e un trauma facciale, episodio che ha richiesto l’intervento dei Carabinieri.

Vessazioni psicologiche

Il Gip nel provvedimento ha altresì sottolineato le continue vessazioni psicologiche nella vita quotidiana, che hanno cagionato alla predetta penose condizioni di vita e rendendo abitualmente mortificanti e dolorose le relazioni personali. Con l’aggravante di avere commesso il fatto alla presenza di minori di anni 18, i tre figli avuti dalla coppia, due bambine rispettivamente di 14 e 10 anni ed un maschietto di 7 anni. Ogni qualvolta che i Carabinieri erano dovuti intervenire la moglie 34enne mostrava visibili ematomi e segni sul volto e sulle spalle riconducibili alle violenze subite, ma la stessa si era sempre rifiutata di denunciare per paura di ritorsioni.

Costretta a prostituirsi

L’unica volta in cui aveva denunciato l’indagato era stata quando si trovarono per un periodo in Germania, e per costringerla a prostituirsi in quel paese l’aveva legata, costretta a spogliarsi e dopo averla picchiata a sangue, rasata a zero con una macchinetta per tagliare i capelli. Tornati in Italia l’uomo tra il 2017 e il 2018, sempre per affrontare i problemi economici e per pagare i propri bisogni, in particolare il consumo dell’alcol, aveva costretto la donna con la violenza a prostituirsi, e al fine di non farsi individuare dalle forze di polizia, appoggiandosi a connazionali e parenti cambiava domicilio decine di volte, muovendosi tra i comuni di Badia Pavese (PV), Monticelli d’Ongina (PC), Sant’Angelo Lodigiano (LO), Torre Pallavicina (BG), Cremona e Soresina (CR), centri in cui l’indagato si è fatto “conoscere” per essere stato denunciato più volte per risse, lesioni, minacce, danneggiamenti, furti e rapine.

Numerosi reati a suo carico

G.E.A. peraltro tra il 2006 e il 2014, sotto l’alias di P.E.A. è stato più volte indagato per reati di violenza contro la persona, rapina ed un’altra donna, sua ex compagna di nazionalità rumena, lo aveva già denunciato per averla costretta a prostituirsi, picchiandola ripetutamente se si ribellava e privandola della libertà personale per evitarne la fuga. P.E.A. difatti risultava appartenere ad un gruppo criminale di suoi connazionali dedito allo sfruttamento della prostituzione tra le province di Pavia, Piacenza, Lodi, Brescia, Bergamo e Cremona.

L’epilogo

Prima dell’arresto e pensando di evitare le conseguenze per le continue violazioni commesse al divieto di avvicinamento nei confronti della moglie, G.E.A. lasciava l’abitazione di Torre Pallavicina ed andava a “nascondersi” in un’abitazione di Soresina costringendo a venire con sé la donna e i tre figli minori. Questa, come detto, stanca per una delle ennesime aggressioni da parte del marito rientrato ubriaco è scappata fuori dell’abitazione urlando e chiedendo aiuto, per cui alcuni vicini spaventati hanno chiamato i Carabinieri che giunti sul posto hanno scoperto quanto era successo e proceduto ad informare l’A.G. di Bergamo per la sostituzione della misura del divieto di avvicinamento con l’applicazione della custodia cautelare in carcere.

L’arresto

G.E.A. tratto in arresto è stato associato presso la Casa Circondariale di Cremona. Si è giustificato dicendo, che i militari si stavano sbagliando in quanto a suo dire, non poteva essere arrestato perché fuori dal territorio della provincia di Bergamo, ciò probabilmente confondendo la misura del divieto di avvicinamento a suo carico con quella del divieto di ritorno nel territorio di uno dei tanti comuni che nel tempo ha collezionato.

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