Api, vespe o calabroni al cimitero di Gradella? Scoppia la polemica FOTO

Dopo la segnalazione di pericolo di domenica, il Comune è intervenuto stamattina. Ma c'è chi parla di un errore grossolano.

Api, vespe o calabroni al cimitero di Gradella? Scoppia la polemica FOTO
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Cimitero di Gradella chiuso per un paio di giorni per allarme vespe. Ma poi quacuno ha parlato di calabroni e infine di api. Il Comune ha eliminato il nido ma è scoppiata la polemica.

Allarme insetti al cimitero di Gradella

Domenica era scattato l’allarme, cimitero di Gradella infestato da vespe che avevano fatto un grande nido in uno dei loculi vuoti rimasti aperti. A quel punto il Comune ha fatto intervenire un’azienda specializzata di Rivolta.

“Si temeva che ce ne potessero essere altri e così abbiamo fatto fare la disinfestazione a un’azienda specializzata – ha spiegato il sindaco Piergiacomo Bonaventi – Ero presente anch’io con la Polizia locale, stamattina poi il camposanto è stato riaperto”.

“Ma quali vespe o calabroni, strage di api”

La minoranza intanto ha diffuso un comunicato, denunciando una inutile strage di api, tanto preziose quanto in difficoltà a causa della primavera arrivata in ritardo di un mese.

“Calabroni, vespe? No, né gli uni né gli altri , erano api che hanno scelto un loculo del cimitero di Gradella per costruirsi un loro alveare, un nido, con tanto di cellette in cera e con l’inizio di produzione di miele – ha fatto sapere l’opposizione – Distrutta la loro creazione, sterminati domenica mattina dal sindaco in persona intervenuto con il comandante della Polizia locale con veleno insetticida e poi con il fuoco. In un attimo i preziosi e operosi insetti, amici dell’Uomo e vitali per la natura e l’ambiente a migliaia in terra, morti.
Denunciamo questo intervento dell’amministrazione comunale come insensato e inqualificabile.

La segnalazione che al cimitero di Gradella ci fosse la presenza di api era stata fatta da alcuni residenti gradellesi all’azienda ASM a metà della scorsa settimana avvertendo anche i visitatori con tanto di cartello della presenza di insetti.  Spostare uno sciame di api non è certamente una operazione fattibile da ciascuno, serve l’attrezzatura dell’apicoltore e un minimo di conoscenza ed esperienza nel campo. Esperienza e sensibilità offerta dai molti apicoltori residenti a Pandino e nelle frazioni che nel giro di poche ore avrebbero potuto salvare la vita alle api garantendo a loro di poter svolgere il loro naturale ruolo, fondamentale per la salvaguardia del nostro ecosistema. Se tutto il mondo, scienziati e cittadini, osservano con apprensione il destino minacciato dei piccoli insetti nel loro ambiente di vita, a Pandino evidentemente questa preoccupazione non è condivisa!
Cimitero di GradellaQuando il sindaco con delega all’ambiente accompagnato dal suo assessore di fiducia non trova altra soluzione che sterminare in fretta e furia le api operaie intente a compiere la loro innata missione , scambiandoli prima per calabroni poi per vespe non c’è nulla da aggiungere se non la constatazione di trovarci di fronte a tanta ignoranza e arrogante crudeltà.
È già accaduto in questi anni di trovare in luoghi impensabili, per esempio sulle mura del castello, uno sciame di api da riportare in un ambiente idoneo”.

Parla un apicoltore

“Un apicoltore arriva con un contenitore che si chiama portanuclei e cerca di fare introdurre lo sciame – ha detto Graziano Berra, apicolture di pluriennale esperienza -È una manovra che ha una possibilità di successo praticamente del 100%. Facendo cadere le api nel contenitore è sufficiente che entri anche l’ape regina ed il gioco è fatto, tutte le altre la seguono e restano tranquille. Normalmente si chiamano i Vigili del fuoco che hanno un elenco di apicoltori che in genere intervengono gratuitamente, il loro compenso è lo sciame recuperato”.

“Api? Leggenda metropolitana”

“I Vigili del fuoco non intervengono più in questi casi, solo in rare eccezioni per luoghi particolarmente sensibili come le scuole”, ha affermato Bonaventi.

“Leggende metropolitane – ha sorriso l’assessore ai Lavori pubblici Francesco Vanazzi, il verbale della ditta parla chiaro”. In particolare, è bene chiarire che il calabrone fa parte della famiglia delle vespe. “Per l’intervento – ha sottolineato Vanazzi – abbiamo chiamato un’azienda che lavora per Arca e Asm da 4 anni, scelta dalla precedente Amministrazione. Il tecnico intervenuto sul posto ha verificato che nel loculo si era formato un nido di api, che era stato rimosso probabilmente con una modalità casalinga e che si trovava a terra. Nell’area circostante sono state trovate diverse api morte, ed è stata rilevata una presenza importante di calabroni intorno al nido in questione. I calabroni erano stati attirati in loco dal miele rimasto nell’alveare ed era molto probabile che sarebbero aumentati. Il tecnico ha proceduto con la disinfestazione, la rimozione dei resti e la pulizia dell’area”.

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