Musulmano in preghiera davanti al Duomo di Crema

Il protagonista, però, è un ragazzo con problemi conosciuto in città.

Musulmano in preghiera davanti al Duomo di Crema
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Musulmano in preghiera davanti al Duomo di Crema, la polemica social è servita.

Musulmano in preghiera davanti al Duomo

E’ domenica pomeriggio. In centro a Crema c’è tanta gente, i bar sono presi d’assalto e c’è anche qualche stand. A un certo punto un ragazzo di colore sale sul sagrato del Duomo e senza la minima esitazione stende il tappeto da preghiera proprio accanto all’entrata della chiesa e inizia a recitare.

Curiosità e indignazione

Attorno la gente si ferma: qualcuno è curioso, altri scattano foto o sussurrano indignati. Qualcun’altro si irrita… Poco dopo sui social, sulla pagina del capogruppo della Lega Andrea Agazzi, compare la foto e la polemica social è servita. In molti si indignano compreso il parroco del Duomo don Emilio Lingiardi che richiama al rispetto reciproco per i luoghi di culto.

Fake news?

E ancora una volta è l’occasione per dividersi e accusarsi a vicenda di essere buonisti o razzisti. Peccato, però, che il ragazzo protagonista della vicenda sia piuttosto conosciuto un città. “Un ragazzo che ha bisogno di essere seguito…”, così lo hanno definito in molti spiegando che spesso si comporta in modo strano, urlando e provocando. In alcuni casi le sue urla hanno spaventato anche diversi passanti.

Sempre più divisi

A confermarlo anche l’errore nella scelta della direzione di preghiera che dovrebbe guardare a La Mecca. “Avrà perso la bussola…” ha commentato qualcuno ironico mentre altri pensavano a una provocazione. La vicenda, però, ha offerto a tutti la possibilità di fermarsi a riflettere e confrontarsi su un tema che, oggi, divide l’opinione pubblica.

Qual è la vostra reazione?

Se fosse stata una scelta assennata, fatta da un uomo consapevole di quello che stava facendo, come l’avreste commentata?

C’è chi non ha alcun problema a riguardo: dopotutto sta pregando e lo sta facendo davanti a un luogo sacro riconosciuto, nonostante sia quello adibito al culto di un’altra religione. Dovrebbe, questo, essere un problema?

Forse no, se si prova a guardare il gesto come a una prova di apertura e di condivisione di un momento, come quello della preghiera, che dovrebbe unire e costruire invece di distruggere. Per qualcuno, però, lo è. Un problema di opportunità e di rispetto. Un gesto letto come una provocazione che non sa di apertura, ma di sfida.

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