Aborto al Sicuro, parte la campagna per la legge di iniziativa popolare

Un diritto che spesso viene ancora negato anche in Lombardia: qui in 11 ospedali l'80% è obbiettore, in 5 il 100%. E la prima alternativa è la clandestinità.

Aborto al Sicuro, parte la campagna per la legge di iniziativa popolare
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Già raccolte oltre 3mila firme in Lombardia per la legge di iniziativa popolare proposta dalla campagna “Aborto al Sicuro”.

Aborto al Sicuro, quarant’anni dopo un diritto ancora in bilico

“Quarant’anni di legge 194/78, eppure è ancora difficile accedere a un aborto legale e sicuro per le donne che scelgono di non portare a termine la gravidanza”. Si apre così il comunicato della campagna Aborto al Sicuro, presentata martedì alla Commissione Sanità di Regione Lombardia dalla sua prima firmataria, Silvia Martella. Una campagna che parte dai dati: in Italia, nonostante appunto la legge 194 ottenuta non senza fatica 40 anni fa, quasi il 15% degli aborti avviene ancora in maniera clandestina, e quindi con nessuna garanzia sulla salute della donna.

Difficoltà di accesso e aborti fai-da-te

Anche in Lombardia come in tutt’Italia le donne faticano ad accedere ai servizi abortivi ma anche a ricevere informazioni sulla prevenzione e ai metodi contraccettivi, d’emergenza e non. E la prima risposta per loro arriva spesso dalla clandestinità, al fai-da-te, per lo più con farmaci acquistati via internet.

Diritto negato

E basta guardare alle percentuali sull’obiezione di coscienza per capire quanto possa essere difficoltoso il percorso per una donna: “In Lombardia nel 2017 la percentuale di medici obiettori di coscienza è stata in media del 66,1%. I 5 ospedali di Gallarate, Iseo, Oglio Po, Sondalo e Chiavenna hanno il 100% di obiettori. Secondo i dati ufficiali che tendono per altro a sottostimare le cifre, in 11 strutture sono oltre l’80%, solo in 8 sono sotto il 50%”, fanno sapere i promotori della campagna. “Questi numeri si traducono in disagi per le donne e in costi per la cittadinanza: al personale obiettore gli ospedali sopperiscono, parzialmente, con costosi medici “gettonisti” (che in ogni caso non possono effettuare aborti del secondo trimestre)”. Situazione  che non migliora se si guarda ai metodi utilizzati: “Il metodo farmacologico è disponibile solo nell’8,2% delle strutture lombarde, a fronte del 18,2% della media italiana – continuano – In molti paesi europei l’aborto farmacologico supera abbondantemente il 50% fino al picco della Svezia dove oltre 9 Interruzioni Volontarie di Gravidanza  su 10 sono effettuate con la combinazione di farmaci”.

La proposta di Aborto al Sicuro

campagna aborto al sicuro

La proposta sostenuta dalla campagna si articola, sinteticamente, in 10 punti:

- Le informazioni  sull’interruzione volontaria di gravidanza (IVG) saranno comprensibili, esaustive e facili da reperire anche online e per telefono.

- Qualunque consultorio o ambulatorio regionale potrà prendere appuntamenti in ogni territorio regionale, senza imporre alla donna estenuanti ricerche o code.

- Le attività, la qualità dei servizi e la loro omogeneità sul territorio saranno monitorate annualmente e sarà promossa l’implementazione e una maggiore efficienza dei servizi, ove necessario.

- I consultori familiari diventeranno i primari coadiutori delle attività ospedaliere per la fruizione dei servizi di IVG e saranno riqualificati per: fornire migliore assistenza (anche grazie all’eventuale potenziamento delle attrezzature) e partecipare ad alcune fasi delle procedure di IVG (es. aborto farmacologico, oltre alla certificazione).

- Tutte le strutture ospedaliere garantiranno la gestione dei casi urgenti in tempi brevi e certi.

- Sarà eliminato l’obbligo di ricovero per l’IVG farmacologica grazie a day hospital a più accessi, e si potranno svolgere alcune fasi della procedura anche presso il consultorio.

- Le strutture accreditate per le prestazioni di procreazione medicalmente assistita e di diagnosi prenatale dovranno assicurare continuità terapeutica alle donne che richiedano l’aborto in esito a diagnosi di anomalie fetali o di rischi per la paziente, accompagnando la donna nelle proprie scelte.

- Le donne che richiedono l’IVG riceveranno, durante o subito dopo la seduta, una consulenza contraccettiva e, se richiesto, saranno forniti e/o applicati gratuitamente contraccettivi (inclusi quelli a lungo termine) presso l’ospedale.

- Alle donne che non riescono a reperire farmaci contraccettivi di emergenza sarà fornita assistenza per immediato reperimento.

- La Regione istituisce e finanzia corsi di formazione e di aggiornamento sulle tecniche chirurgiche e farmacologiche di interruzione della gravidanza, sulla contraccezione, nonché su tematiche epidemiologiche, psicologiche e sociologiche correlate.

Astuti (Pd): “Lavorare da subito”

Dopo l’audizione di Martella, il consigliere regionale Astuti ha subito fatto sapere di aderire alla campagna come, tra gli altri, M5S Lombardia e LeU Lombardia. “Il tema è molto delicato – commenta Astuti- e riguarda una scelta molto personale. Il diritto al ricorso all’interruzione volontaria di gravidanza però non può essere negato come sancisce da oltre 40 anni la legge 194. Una legge non completamente applicata però perchè gli aborti clandestini sono in aumento: si parla di 1800 casi all’anno (5 casi ogni giorno), mentre quelli presso strutture sanitarie sono in calo, segno che qualcosa non funziona”.

Qui è possibile trovare tutte le informazioni sulla campagna Aborto al Sicuro.

Qui invece l’elenco dei punti dove è possibile firmare per sostenere la proposta di legge. Sono già state raccolte circa 3000 firme per la proposta di legge di iniziativa popolare regionale, l’obbiettivo è quota 5000. C’è tempo fino ad aprile per aderire.

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