La campagna anti aborto arriva a Crema con i manifesti di Pro Life

Ma è di questo che abbiamo davvero bisogno?

La campagna anti aborto arriva a Crema con i manifesti di Pro Life
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E’ destinata a far discutere – e parecchio – la campagna anti aborto di Pro Life che oggi e domani sbarcherà anche a Crema. Dopo le polemiche scoppiate a Bergamo ora anche la “capitale” del Cremasco si appresta ad affrontare il dibattito che quasi sicuramente scaturirà dalla presenza in città degli ormai famosi manifesti.

La campagna anti aborto di Pro Life

Di cosa si tratta? Beh l’obiettivo è piuttosto chiaro e reso ancora più immediato dall’utilizzo delle immagini “sparate” sui camion vela che stanno girando l’Italia. Un feto di 11 settimane che implora di essere messo al mondo. E’ il modo scelto dalla Pro Life per ricordare il 40esimo anniversario dell’approvazione della Legge 194 con la quale in Italia – il 22 maggio 1978 – è stato legalizzato l’aborto.

Un messaggio forte

Ad accompagnare l’immagine ci sarà questa scritta: “Tu eri così a 11 settimane. Tutti i tuoi organi erano presenti. Il tuo cuore batteva già dalla terza settimana dopo il concepimento. Già ti succhiavi il pollice. E ora sei qui perché la tua mamma non ha abortito”.

“Questo manifesto è stato purtroppo censurato da alcune amministrazioni comunali (come ad esempio quella di Roma) perché ritenuto troppo “forte” – si legge in una nota inviata dall’associazione “Noi per la famiglia” di Crema che ha aderito alla campagna di ProVita Onlus – In realtà non contiene alcuna immagine choc, ma afferma una verità troppe volte ignorata o falsificata, mostrando che un essere umano è già formato a nemmeno tre mesi di vita”.

Scontro di slogan

Ma ci serve davvero tutto questo? Lo scontro, che in quarant’anni non si è mai sopito, tra i sostenitori dell’aborto e i suoi detrattori, riprende vita con forza in questi giorni. Ma lo fa a colpi di slogan, quegli stessi slogan che negli anni sono serviti a poco. Ed è evidente se ancora oggi ci ritroviamo “solo” a scontrarci su ciò che è giusto o sbagliato. Abortire non è facile, come non è facile scegliere di portare a termine una gravidanza. Dietro alla scelta di abortire c’è molto di più e prima di tutto c’è una sofferenza difficilmente spiegabile a parole, un segno che resta inciso nell’anima di quella donna che si appresta a prendere una delle decisioni più importanti della sua vita. E lo fa per le sue ragioni, ma lo fa – quasi sempre – da sola.

Serve ben altro

Di cosa avremmo invece bisogno? Di tutt’altro e prima di tutto di una società che non veda la maternità come un affare da donne, che non storca il naso davanti a una mamma che allatta, che non punti il dito davanti alla scelta di non portare a termine una gravidanza accettando di condannarsi a un dolore che resterà sempre vivo. Ma soprattutto di una politica che sappia rispondere alle esigenze delle donne e madri, che tuteli il loro posto di lavoro e che renda anche solo impensabile la paura di perdere la propria posizione lavorativa ed economica perché di decide di affrontare una gravidanza. Un problema reale che si trova al primo posto tra le cause dell’invecchiamento del nostro Paese.

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